Town of Dongo
Dongo Importante centro turistico e industriale dell'Alto Lario, adagiato nella piana originata dalla foce del torrente Albano con vista sul Monte Legnone e sulla Grigna settentrionale. È un grosso, antico, attivo paese che si affaccia sulla baia, frequentato centro turistico e testimonianza di un passato ricco d’eventi storici. Una delle sue più antiche tradizioni è la lavorazione del ferro estratto dalle miniere della valle Dongana. Questa è ancora viva, benché lo sfruttamento delle miniere sia cessato fin dal tardo 800, nella Società Acciaierie e Ferrerie lombarde Falk, cui spetta un ruolo importante nell’economia del territorio. D’origine romana, unitosi amministrativamente a Gravedona e Sorico nel 1534, costituì la contea delle Tre Pievi ceduta a Tolomeo Gallio da Filippo II di Spagna nel 1580. In epoca comunale fu Borgo cinto da mura di cui rimane un piccolissimo avanzo con porta ad arco in Piazza Vertua Gentile. In particolare si ricorda Dongo quale protagonista della fine del fascismo. È proprio qui che, il 28 aprile del 1945 furono fucilati i gerarchi fascisti catturati il giorno precedente dai partigiani tra Musso e Dongo mentre tentavano la fuga con Mussolini verso la Svizzera. Dice la gente del posto che, dopo la fucilazione dei gerarchi fascisti, il lungolago di Dongo ad ogni ricorrenza del 25 aprile era teatro di risse tra i partigiani che festeggiavano la Liberazione e i nostalgici del periodo fascista che volevano ricordare i loro caduti. Questi ultimi, per la ricorrenza, arrivavano anche da lontano per depositare fiori e corone dove erano stati fucilati i gerarchi, cosa che era poco gradita ai partigiani si sarebbe andati avanti a botta chissà fino a quando, e sempre in crescendo, finché sul luogo della fucilazione fu costruito un vespasiano. Davanti ad un simile manufatto è diventata inutile ogni celebrazione. Anche se oggi il vespasiano non c’è più e al suo posto c’è una fontanella, da tempo non si celebra alcuna ricorrenza. Da visitare: Palazzo Manzi Si trova sulla piazza a lago del paese presso il molo. Fu costruito nel 1824 su progetto di Pietro Gilardoni, allievo del Pollak e costituisce uno degli esempi più espressivi dell’età napoleonica del Lario. Fu donato nel 1937 da Giuseppina Manzi al Comune di Dongo che ne fece la sua sede. Ad un esterno assai sobrio, corrisponde un interno sfarzoso, come nel gran salone d'onore su due piani con balconata superiore, chiamato Sala d’Oro per le diffuse dorature, adorno di rilievi, di stucchi e, sulla volta, al centro della sala, appare il centro del mondo, ovvero il Parnaso, il monte dell'antica Focide, sacro ad Apollo e alle Muse, affrescato in bello stile da un allievo dell’Appiani.
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